Il generale De Gaulle soleva affermare che “il più vasto e complesso programma politico nasce dall’idea di eliminare i cretini“. Mi piace il senso di questa affermazione. Poi guardi dentro le grandi aziende e noti – per mantenere posizioni, stipendi o per mascherare incompetenze – meccanismi, processi e attività inutili o idiote. Che cosa fa il manager (minuscolo) di turno?
Crea degli automatismi perversi che autoalimentano il sistema interno alla Compagnia per non farlo crollare (n.d.r. come sarebbe giusto).
Un meccanismo dopato
Il doping consiste nell’uso di una sostanza, di una droga o di una pratica medica a scopo non terapeutico, ma finalizzato al miglioramento dell’efficienza psico-fisica durante una prestazione sportiva, sia agonistica che non, da parte di un atleta. Ma è vietato! E allora perché alcuni atleti si dopano? Per soldi? Per sete di successo? Per la fama? Per vincere? Se lo fanno per tutti o per alcuni di questi motivi, significa che non sono in grado di farlo senza il cosiddetto “aiutino” vietato e oltremodo dannoso.
Un sistema Aziendale dopato
Un manager (con la m minuscola) che prende decisioni per il suo tornaconto e non per il profitto dell’impresa, che manager è? Un manager che decide di fare quello che fanno gli altri, perché lo fa? Semplice, se “toppa” la colpa è del mercato, della concorrenza sleale, della congiuntura economica, dell’invasione delle cavallette ….. e ….
… quindi …
… organizza processi farraginosi, ridondanti, con la scusa, ad esempio, del controllo. Questo tipo di manager (sempre con la m minuscola) fa danni alle Compagnie, ai fornitori, ai collaboratori esterni e alla rete distributiva. Ne conosci qualcuno? (a tal proposito clicca qui)
Io si
Il problema ulteriore è che poi te li ritrovi in altre Compagnie. Ma come è possibile? Se io faccio danni in un’Azienda non mi chiama più nessuno. Se tu sbagli con un cliente non ti chiama più e, tendenzialmente, non parlerà bene di te. Invece mi capita di vedere sempre gli stessi manager da una parte e da un’altra … Ma come fanno a cadere sempre in piedi dopo aver distrutto aziende?
La managerialità di relazione
Io sono nato e cresciuto con il mito del “fare bene le cose”, con etica, con correttezza, con trasparenza, con competenza, con serietà, con attenzione al bene dell’Azienda con cui stai lavorando (e non per un tuo egoistico ritorno personale). MA SONO CRESCIUTO MALE. Mi sono reso conto, troppo tardi -ma meglio tardi che mai – che la realtà è del tutto diversa. Quello che conta veramente è creare relazioni. Andare a qualche convegno perché c’è Tizio, imbucarsi a qualche cena perché c’è Caio, invitare ad un tuo evento Sempronio. Questo è quello che conta. Se poi il tuo lavoro lo sai fare “più o meno” va bene uguale. Le competenze? Sembra si possa vivere anche senza. Correttezza? Mah. Il bene dell’Azienda? Non scherziamo.
Tutto questo non mi piace
Non interesserà a nessuno sapere che non gradisco questo andazzo ma te lo dico uguale, sono uno che dice pane al pane e vino al vino. Preferisco una brutta realtà ad una bella menzogna. (a tal proposito clicca qui)
Questa per me è un brutta realtà, nella quale sono costretto a vivere. Parlo con manager (sempre con la m minuscola) che non sanno proprio di cosa stanno parlando (sono più di quanti tu possa immaginare), e quando trovi una persona competente, un Manager con la M maiuscola rimani sbigottito.
La sera torni a casa e lo racconti a tua moglie come se fosse un evento raro. Ma cribbio, dovrebbe essere la normalità! E’ come quando vai in Posta a spedire una raccomandata e appena arrivi allo sportello l’impiegato ti saluta calorosamente. Ti volti perchè pensi stia salutando qualcuno dietro di te che conosce. E invece no. Sta proprio salutando te. Incredibile.
Ma come incredibile? Dovrebbe essere la norma.
La competenza dovrebbe essere la norma ma non lo è, è un’eccezione
Io continuo a lottare su questo aspetto. Quando ho a che fare – raramente – con persone competenti mi sembra di rinascere. Ma non mollo, preferisco la competenza e fare meno cene di lavoro. Preferisco studiare che far finta di sapere una cosa. Preferisco ritirarmi in buon ordine se mi rendo conto di non essere all’altezza di una situazione.